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COVID-19 e trasporti: i possibili effetti sull'ambiente


I trasporti sul pianeta terra (es.: scooter, auto, treno, nave, aereo) avvengono principalmente tramite mezzi che impiegano combustibili fossili per produrre l’energia necessaria.
I combustibili fossili bruciando producono CO2 (diossido di carbonio).
La CO2 è un gas serra o GHG (GreenHouse Gases).
I gas serra sono climalteranti.
Climalterante indica una certa categoria di gas (come ad esempio gli idrofluorocarburi, HFC) che possono contribuire al surriscaldamento globale del pianeta.
Del surriscaldamento globale ne parlo: qui  e qui .

Ma cosa lega il COVID-19 alla CO2?




Una delle misure di contenimento per contrastare il contagio e la diffusione del CODIV-19 è quella del blocco dei trasporti.
Gli individui che circolano con mezzi a combustibile fossile sono diminuiti drasticamente (circa 80%).

Si stima che in Italia circolano in totale circa 51.265 M (cinquantuno milioni duecentosessantacinque mila) di veicoli.
Tralasciando i mezzi per trasporto merci ed i veicoli speciali secondo la stima della riduzione dell’80% i veicoli che circolano attualmente in seguito ai Decreti Ministeriali si sono ridotti a circa 15 M (quindici milioni).

Tabella 1 - Fonte ISTAT elaborazione Scarfò F.
In un studio che ho pubblicato su una rivista scientifica italiana (scarica gratis lo studio) avevo stimato quanta superficie di bosco è necessaria per assorbire le emissioni di CO2 di un’automobile.
Le emissioni di un’automobile variano in base alla cilindrata ed al tipo di motore (EURO1, EURO2 ecc.).
Visto che non siamo a conoscenza della distribuzione della tipologia di automobile adotto un valore che media le emissioni fra le macchine di grossa cilindrata e quelle di piccola cilindrata, questo valore è pari a 140 g CO2/km (centoquarantagrammi di diossido di carbonio per chilometro percorso).
Come percorrenza media adottiamo il valore di 20 000 km/anno (ventimila chilometri per anno).

Lo studio evidenzia che per “catturare” la CO2 presente nell'aria prodotta da un’automobile sono necessari circa 4.02 Ha di bosco. Questo valore è influenzato dalla Decisione 16/CMP.1 UNFCCC (United Nation Framework Convention on Climate Change ovvero Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico).
Questo stesso valore è anche allarmante perché solo sulla base del numero di automobili, in Italia sarebbero necessari 1,5 M kmq (un milione e mezzo di chilometri quadrati) di bosco ma l'Italia ha una superficie pari a circa 0.3 M kmq (trecento mila chilometri quadrati).

La riduzione dei trasporti dell’80% implica una significativa riduzione di immissione di CO2 nell'atmosfera. La stima di questa riduzione è pari a circa 43,7 M di tonnellate di CO2 (quarantasette milioni quattrocento mila tonnellate di diossido di carbonio) (vedi sopra Tab. 1).

La riduzione della CO2 immessa in atmosfera è il primo effetto diretto del blocco dei trasporti. Questo tipo di blocco è il primo in assoluto dal dopoguerra, infatti non c’erano state “occasioni” per poter dire stop al consumo di combustibile fossile in modo cosi brusco e repentino.

Questa riduzione ha sicuramente degli effetti indiretti sugli ecosistemi ma questi effetti sono di difficile valutazione nell'immediato.

Ancor più ardua è una valutazione a livello globale ma, limitando lo studio al territorio nazionale, è ragionevole poter ipotizzare che la pandemia del COVID-19 potrebbe avere degli effetti positivi sull'ambiente e sulla riduzione della CO2 e che questi effetti potranno essere valutati solo in futuro.
E' anche possibile ipotizzare che una pandemia come quella del COVID-19 può generare dei meccanismi di selezione naturale.

L'ESA European Space Agency mostra la riduzione di GHG in tempo reale qui.

LA NATURA INSEGNA SEMPRE ED È SEMPRE DISTURBATA
Un aspetto interessante riguardo ai disturbi, come il COVID-19, è che essi fanno parte del sistema. Con questo voglio dire che alcuni ecosistemi si autoregolano grazie alla presenza dei disturbi.
Può sembrare un paradosso ma non lo è.
Provate a pensare all'evoluzione della specie.
Le specie animali e/o vegetali e/o batteriche e/o virali possono diventare più forti e/o indebolirsi.
L’indebolimento come il rafforzamento può essere causato da diversi fattori intrinseci (interni al sistema) o estrinseci (esterni al sistema).
Sta di fatto che le specie si evolvono in seguito fenomeni di selezione (Darwin ci insegna) e la selezione naturale è spietata ma anch'essa sottostà ad una sola regola: quella dell’autoregolazione già citata in un precedente post.
In natura un disturbo favorisce la selezione naturale e quindi favorisce le specie più forti quindi “adatte” destinate a colonizzare il futuro di un ecosistema.
È noto che in natura sopravvive la gazzella che riesce a correre più veloce della leonessa, le gazzelle lente muoiono.
Alcune specie vegetali hanno sviluppato degli accorgimenti, addirittura, per sconfiggere il fuoco; sono dette pirofite attive o pirofite passive e non scappano dalle fiamme ma col tempo dopo l’insuccesso (morte) di innumerevoli individui (intesi come esseri biologici) hanno sviluppato la capacità di produrre i semi all'interno di una struttura che li rilascia dopo il passaggio del fuoco grazie al surriscaldamento causato dal fuoco stesso.
Il pino d'Aleppo (Pinus halepensis) è un esempio. Questo pino, come anche altri pini, produce i semi all'interno dei strobili o coni (le pigne per intenderci). I coni in caso d'incendio proteggono il seme dal fuoco, ma il fuoco stesso con il calore genera l'apertura dei coni ed il seme viene rilasciato dopo il passaggio del fuoco.

A sinistra cono aperto a destra cono chiuso.
Per questo in natura si dice che nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma e l'uomo sottostà a questa regola.

Esistono innumerevoli e straordinari esempio di evoluzione.
Le cose sono destinate quindi a mutare ed a trasformarsi; generalmente in meglio.

LA PERCEZIONE DELLA SELEZIONE NATURALE
Tutte le specie su questo pianeta vanno incontro alla selezione naturale ma, le specie non hanno contezza le une delle altre di quello che accade nei rispettivi confronti.
La cosa è semplice, avete mai la percezione delle modifiche delle specie che vi stanno intorno?
La risposta è no a meno che non siate dei biologi che studiano l’evoluzione e che hanno studiato i lavori dei precedenti biologi.
Innanzi tutto l’evoluzione è lenta, estremamente lenta, poi i cicli biologici delle specie differiscono notevolmente e l’uomo tende a settare la percezione della natura sulla base del proprio ciclo biologico ovvero, in base all’aspettativa media di vita dell’area geografica in cui vive e dei propri bisogni.
Questo è un problema.
Anzi questo è “il problema”!

Ma di questo ne parleremo in seguito… speriamo!

Francesco Scarfò



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